La Parola di Dio

Due a due

Il brano del Vangelo di questa Domenica (Mc 6,7-13) inizia con queste parole: “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due …”.

Quando Gesù chiama è sempre per una missione, quando chiama, chiama sempre per andare: con lui non si può stare fermi! Inoltre, non si tratta di andare dove ci sembra meglio ma piuttosto di seguire la direzione indicata da Dio, sentirsi parte di un progetto in cui il discepolo è coinvolto ma di cui non è il regista.

Ma Gesù dove manda i suoi discepoli? Non li manda nelle sinagoghe e nemmeno nel tempio di Gerusalemme: li manda per la strada e nelle case, dove possano incontrare chiunque, dove sono possibili anche incontri sorprendenti. La strada è comune luogo di incontro ed offre l’occasione di annunciare e farsi prossimo ai fratelli. San Francesco d’Assisi ebbe a dire ai suoi frati: “Portate il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole!”. Portare il Vangelo non vuol dire riempire la gente di discorsi ma piuttosto testimoniare e, attraverso il vissuto, offrire la testimonianza. Non siamo noi, è il Signore che entra nel cuore di chi si apre ad accoglierlo; alla testimonianza si possono aggiungere, quando è necessario, anche le parole per avvalorare l’operato.

Perché l’invio “due a due”? Gesù non manda l’apostolo da solo e nemmeno li invia in gruppo. Da soli però avrebbero potuto raggiungere più luoghi e in gruppo avrebbero avuto un impatto maggiore sui destinatari….. In due però si cammina insieme, si condivide, ci si confronta. In due si supera la chiusura dell’individualismo e dell’autoreferenzialità, in due ci si guarda negli occhi e si stabilisce relazione di comunione. Possiamo essere anche bravissimi a fare le cose da soli e non avere nessuno tra i piedi, ma se non facciamo con gli altri non si costruisce la comunità.

Un’altra nota importante che Gesù presenta riguarda la povertà e l’essenzialità nel vivere la missione: “Ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche”. Un discepolo appesantito dai bagagli diventa sedentario e conservatore, chiuso alle novità di Dio. Può sembrare esagerato portare con sé solo sandali e bastone, ma ciò che occorre alla missione è proprio la calzatura per camminare e il bastone come appoggio nella stanchezza, il resto lo dona la provvidenza di Dio.

Un’ultima nota sembra tingere di scuro il quadro: è previsto anche il rifiuto. “Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero ….”. Il discepolo deve proclamare il messaggio e in esso giocarsi completamente, ma deve lasciare a Dio il risultato; al discepolo è affidato il compito, non garantito il successo: chi si lancia nel progetto di Gesù sa di essere nella mani di Dio, mani che stringono forte!

Buona Domenica. Don Stefano.

Lascia un commento