La Parola di Dio

Il mistero della croce

Loro chiedono di vederlo e lui li invita a capire il mistero della croce. Gesù per farsi conoscere parla della croce!

Si avvicina la Pasqua e la liturgia della Parola ci introduce ulteriormente nel tema pasquale, facendoci riflettere sul mistero “morte – vita”.

Il brano del Vangelo (Gv 12,20-33) inizia con la richiesta di alcuni greci, venuti a Gerusalemme per la festa, essi infatti a Filippo avevano chiesto: “Vogliamo vedere Gesù!”.  I greci, abituati ai loro grandi filosofi, forse desideravano ascoltare un grande discorso oppure si auguravano di vedere un segno portentoso della sua potenza. Ma Gesù sorprende tutti e si presenta parlando della Croce: loro chiedono di vederlo e lui li invita a capire il mistero della croce. Gesù per farsi conoscere parla della croce!

Risulta difficile parlare della croce perché evoca dolore e morte ma Gesù invita a volgere lo sguardo al di là dell’apparenza, a capire il messaggio contenuto nella croce.

A tal proposito introduce l’esempio del chicco di grano: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Il seme infatti deve sprofondare nell’oscurità della terra per marcire e portare frutto. Il cuore del seme, il nucleo intimo e vivo da cui germoglierà la spiga, è il germe, e il grembo che lo avvolge è il suo nutrimento. Il chicco in realtà è un forziere di vita che lentamente si apre, è un piccolo vulcano vivo da cui esplode miracolosamente la vita della nuova pianta. La potenza di vita nascosta nel seme è sottratta alla vista, così come la fecondità della Croce, questa è scambiata per stoltezza e follia da chi non accoglie le parole del Maestro.

Ci sono due qualità del morire: una sterile, e una fertile che porta frutto.

Il morire sterile appartiene a quei semi che non hanno desiderio di vivere o di far vivere: pensiamo a quelle persone che agiscono male …

C’è poi il morire fertile, tipico di chi smette di essere quello che è per essere migliore, comportandosi come esempio per altri.

È il caso del seme: se non smette di essere seme non metterà mai le radici e non potrà mai diventare una pianta. Così è per il bruco: se non smette di essere bruco non potremo mai avere le splendide farfalle; del resto pensiamo anche al bambino: se non cessa di essere bambino e non cresce non diventerà mai adulto, e il mondo come andrebbe avanti?

Seguire Gesù significa imparare a fare della propria vita un dono d’amore: se la teniamo solo per noi marcisce, se la doniamo fiorisce.

Buona Domenica. Don Stefano

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