La Parola di Dio

Oggi con me sarai nel paradiso!

Allora è l’amore sino alla fine che fa vincere ogni tentazione e rende manifesta la sua vera forza, che non sta nello scendere dalla croce e sbaragliare gli avversari, ma sta nel dare la vita e accogliere il peccatore: “Oggi con me sarai nel paradiso!”.

Questa Domenica è l’ultima dell’anno liturgico, con la prossima diamo inizio al tempo dell’Avvento, che ci prepara al Natale. In questa Domenica, quasi per ricapitolare tutto il cammino dell’anno, si celebra Cristo Re dell’universo.

Il potere regale era una delle prerogative del Messia e l’evangelista Luca la mette in risalto soprattutto nel racconto della Passione, a partire dall’ingresso in Gerusalemme; il racconto poi culmina con la crocifissione ed è proprio questo il brano che oggi ci viene proposto (23,35-43).

Agli occhi degli uomini la sua sembra una regalità da burla: gli uomini infatti sono abituati a ben altri re e a ben altre manifestazioni di regnanti! Ma Gesù aveva già presentato il suo genere di regalità: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,25-27). C’è dunque una radicale differenza fra la regalità del mondo e la regalità di Dio e l’evangelista rimarca il concetto, sottolineando come sopra la croce svettava la scritta “Questi è il Re dei Giudei”, il motivo della condanna!

Lì, negli ultimi istanti della sua vita, si ripresenta il diavolo, quel demonio che era comparso all’inizio della vita pubblica di Gesù, nel deserto della Giudea, insinuando le tentazioni (“Se tu sei il Figlio di Dio ….!”). Il diavolo poi, dopo aver esaurito ogni genere di tentazione, si allontanò dal deserto “per ritornare al tempo fissato” (Lc 4,3-13). Ecco ora quel tempo fissato, ora i sacerdoti, i soldati e uno dei due malfattori più vicini, per tre volte fanno leva sul suo essere il Cristo Figlio di Dio (“Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”, “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” e “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso”) invitandolo a fare quello che era nei piani del diavolo, cioè portare l’uomo Gesù a pensare solo a se stesso.

Gesù, fra le tante voci, coglie il grido del buon ladrone che, riconoscendo la propria colpevolezza, chiede misericordia. Allora è l’amore sino alla fine che fa vincere ogni tentazione e rende manifesta la sua vera forza, che non sta nello scendere dalla croce e sbaragliare gli avversari, ma sta nel dare la vita e accogliere il peccatore: “Oggi con me sarai nel paradiso!”.

Anche noi talvolta siamo tentati di pensare solo a noi stessi, soprattutto quando in certe occasioni sperimentiamo la fragilità della nostra vita: la forza la troviamo in quel Gesù morente sulla croce, che anche nell’ultimo istante e all’ultimo respiro dona amore.

E se il primo che entra in paradiso è quest’uomo dalla vita sbagliata, che però sa aggrapparsi alla mano misericordiosa che gli è tesa, allora le porte del cielo resteranno spalancate per sempre per tutti quelli che riconoscono Gesù come loro compagno d’amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la buona notizia di Gesù, nostro unico Re.

Buona Domenica. Don Stefano.

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