La Parola di Dio

La pianta di fichi

Questo brano di Vangelo (Lc 13,1-9) parte da due fatti tragici accaduti: la brutale repressione di Ponzio Pilato contro i galilei durante una celebrazione religiosa (“il sangue di quei galilei fatto scorrere con quello dei loro sacrifici”) e la rovinosa caduta della torre di Siloe che uccide diciotto persone.
Sia il delitto perpetrato da Pilato sia la disgrazia della torre crollata mietono vittime: perché Dio permette questo? Quante volte assale questa domanda davanti a fatti incresciosi che accadono!
Quante volte anche noi, per qualche problema che ci riguarda direttamente, siamo portati a dire: Perché proprio a me?
Domande che non trovano risposte immediate; solo la fede fa sentire il Signore accanto alle nostre croci, alle infinite croci del mondo dove il Figlio di Dio è ancora crocifisso in infiniti figli di Dio.
La risposta al pianto del mondo va attesa al primo vagito dell’Alleluja pasquale!
Ma il richiamo di Gesù va oltre: nessuno dei poveri malcapitati ha meritato quella sorte, però “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Non è questa una minaccia, non è una pistola puntata alla tempia dell’umanità, è un lamento, una supplica: convertitevi, cambiate marcia perché la direzione giusta è un’altra. Pensate: non è l’uomo che si rivolge a Dio, è Dio che prega l’uomo, che ci raccomanda di tornare umani!
La seconda parte del brano ci presenta la piccola parabola della pianta di fichi.
Il fico che non porta frutto, dopo tre anni che sfrutta inutilmente il terreno, il padrone vuole tagliarlo ma il contadino insiste nel non aver fretta a tagliare la pianta perché forse, con una cura maggiore, potrà dare i frutti desiderati. Noi spesso siamo fichi aridi, magari ricchi di foglie ma senza frutti buoni, perché non pensiamo seriamente a correggere ciò che è incancrenito e sclerotizzato (i nostri difetti di sempre, le abitudini inutili e sciocche che non sanno di niente, l’accontentarci di essere come siamo senza stimoli a quel di più che sarebbe ricchezza e vita vera …).
Il Signore pazienta con noi, Gesù ci offre gli strumenti perché possiamo dissodare il nostro terreno, concimarlo e ben curarlo così che qualche frutto possa crescere e arricchire la nostra pianta e il giardino del mondo.
Un’ultima nota: la proroga, la possibilità della conversione non è illimitata; questa parabola non è un insegnamento sulla pazienza di Dio ma l’annuncio dell’importanza decisiva del presente come tempo utile per la conversione del cuore. Il tempo della misericordia si dilata per rendere possibile il ravvedimento ma non per rimandarlo all’infinito. Al fico della parabola è concesso ancora un anno, dopo il quale verrà tagliato!
Allora, coraggio, niente timore, questo è tempo prezioso da non perdere ma da sfruttare bene … allora i fichi arriveranno!
Buona Domenica. Don Stefano

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