La Parola di Dio

Ma le mie parole non passeranno

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, perché sono come un sole che non tramonta mai dagli orizzonti della storia, dal cuore dell’uomo che si apre alla fede nella vita al di là di tutto.

Siamo incamminati verso la fine dell’anno liturgico e ci viene presentato questo discorso di Gesù (Mc 13,24-32). Qui si usa un genere letterario particolare, un linguaggio immaginoso che ci parla della caduta degli astri dal cielo e lo sconvolgimento delle forze della natura: questo discorso di Gesù non racconta la fine del mondo, ma il senso della storia. “In quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo….. “. “Quei giorni” quali giorni sono? Non sono forse questi giorni? Questo mondo si oscura con le sue numerose guerre ancora in atto, la terra si spegne avvelenata, sterminate carovane umane migrano attraverso mari e deserti, il clima che sta cambiando mette in seria emergenza la natura coi suoi abitanti…..  Sembra davvero un mondo che affonda, che va alla deriva. E tutto aggravato dal fatto che è proprio l’uomo la principale causa di tutto questo malessere!

Gesù però ama la speranza non la paura e per questo parla della sua venuta, della sua presenza in mezzo a questo mondo così contraddittorio e sgangherato.

Nella seconda parte del brano infatti ci propone l’allegoria del fico, un albero molto presente in Palestina, e ci dice: “Quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina!” L’intenerirsi del ramo neppure lo immagini in inverno; il suo ammorbidirsi per la linfa che riprende a gonfiare i piccoli canali è fonte di stupore. Il germoglio alla stagione primaverile assicura che la vita vince sulla morte! In questo sprigionarsi delle energie all’interno della pianta si manifesta la presenza del Dio-vita all’interno del nostro mondo.

Proprio come all’interno del ramo dell’albero corre la vita che germina gemme, foglie, fiori e frutti, così il Signore ci invita ad essere ottimisti, perché la fede è anche ottimismo, è certezza che la vita matura laddove non si può ancora vedere.

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, perché sono come un sole che non tramonta mai dagli orizzonti della storia, dal cuore dell’uomo che si apre alla fede nella vita al di là di tutto.

Allora c’è da essere profeti, cioè segni di speranza, germogli buoni che annunciano la stagione migliore: uomini e donne che non permettono a nulla e a nessuno di strappare la fogliolina dal ramo del fico, perché da quel grammo di primavera si sprigionerà una sorpresa da favola.

Attendere, attenti!

Buona Domenica. Don Stefano.

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