La Parola di Dio

Il buon Pastore

La quarta Domenica di Pasqua è tradizionalmente chiamata “La Domenica del buon Pastore” perché il Vangelo ci presenta la figura di Gesù che si definisce “buon Pastore” (Gv 10,11-18).

E’ messa subito in evidenza la diversità fra il pastore e il guardiano mercenario, che non è pastore: “Io sono il buon Pastore …. Il mercenario invece ….” e la differenza è sostanziale; nel momento del pericolo il pastore non abbandona il gregge ma lo difende, il mercenario fugge perché il gregge non è suo e pensa a mettere al sicuro se stesso.

Il buon pastore “dà la propria vita per le pecore”, offre loro molto di più che pascoli, acqua, erba, ovile sicuro … mette in gioco la propria vita. Ecco il Dio-Pastore che non chiede, offre; non prende niente e dona il meglio; non toglie vita ma dà la sua vita anche a coloro che gliela tolgono.

Questa similitudine del buon Pastore proprio perché è bella non sembrerebbe reale, pare eccessiva, infatti nessun pastore sulla terra è disposto a morire per le sue pecore; a battersi sì, ma a morire no. E’ più importante salvare la propria vita piuttosto che il gregge, perdere la vita è qualcosa di irreparabile.

Quando Gesù dice che dà la vita non si riferisce solo al suo sacrificio sulla croce, perché “dare la vita” è proprio il mestiere di Dio, la sua attività continua, come una mamma, come la pianta della vite che dà la linfa ai tralci, come la sorgente, promessa alla donna samaritana, che sgorga in modo inesauribile.

Il nostro Dio è un Dio alla rovescia, è differente, è il Pastore che per salvare me è disposto a perdere se stesso. E’ l’eccedenza di Dio, l’impensabile di un Dio più grande di ogni amore.

Di questo Dio c’è proprio da fidarsi, c’è da credergli ed affidarsi come bambini: sarebbe da mettergli fra le mani tutti gli agnellini del mondo!

Buona Domenica. Don Stefano

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