La Parola di Dio

Come dobbiamo preparaci

Gesù non si preoccupa di esaudire le nostre curiosità sul quando, dove e come avverrà la fine del mondo, ma su come dobbiamo preparaci.

Ci stiamo incamminando verso la fine dell’anno liturgico e l’evangelista Luca, che ci ha accompagnato in questo periodo, ci invita a riflettere su un testo impegnativo (21,5-19).
Gesù per descrivere la fine delle cose del mondo usa il linguaggio simbolico delle antiche Scritture, ma la gente vuole sapere i dettagli; spesso infatti l’uomo è preso dalla curiosità di sapere il come, il dove, il quando delle cose … poveri noi! Gesù non si preoccupa di esaudire le nostre curiosità sul quando, dove e come avverrà la fine del mondo, ma su come dobbiamo preparaci.
Il Signore non vuole descrivere “la” mia fine ma vuole indicarmi “il” fine dove dirigere il mio cammino: un fine di vita!
Non mi nasconde la realtà, non vuol dipingere un quadro con colori illusori ma parla chiaro: “Si solleverà nazione contro nazione … vi saranno terremoti e pestilenze … vi perseguiteranno a causa del mio nome … sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dagli amici … sarete odiati da tutti …”. Non certo una bella prospettiva, non un cammino invitante quello a cui ci chiama! Sì, c’è da camminare nella storia con tutte le sue tensioni e difficoltà, testimoniando che vivere con Gesù o senza Gesù non è la stessa cosa.
Anche il grandissimo tempio di Gerusalemme andrà distrutto (e Gesù come uomo ne è dispiaciuto e piange) ma non andrà distrutta la fede. I cristiani dei primi secoli hanno passato momenti tremendi ma in questo modo hanno tramandato la fede fino a noi.
C’è da percorrere una strada fangosa senza imbrattarsi, da passare attraverso il fuoco e le fiamme senza bruciarsi, attraverso fiumi impetuosi senza annegare.
Come fare? Ecco la promessa di Gesù: “… ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto!”. In mezzo all’annuncio di una catastrofe generale, ecco la mano potente del Dio che salva. Possiamo sentirci una nullità davanti all’intero cosmo che si arrovescia, ma da una descrizione così ampia sembra che la telecamera dell’evangelista “zummi” fino a inquadrare il capello: sì, possiamo essere testardi e pigri, infedeli e bugiardi, traditori e pettegoli, ma Lui non ci abbandona. Siamo così preziosi ai suoi occhi che “nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto”. Ecco la promessa che ci rincuora (a tal proposito è bello leggere leggere il cap. 43 di Isaia).
Allora perché tanta sofferenza, tanti problemi nel mondo? La vita del mondo è come un immenso parto, questo mondo porta un altro mondo nel grembo e attraverso le doglie darà alla luce la nuova creatura. C’è da tenere duro perché “con la nostra perseveranza salveremo la nostra vita!”; non c’è da temere niente e nessuno: apparteniamo al Signore, sempre!
Buona Domenica. Don Stefano

Lascia un commento