La Parola di Dio

Il pastore, guida del gregge

La liturgia di questa quarta Domenica pasquale ci fa celebrare il Risorto come pastore, guida del gregge (Gv 10,1-10).

Si nota subito il contrasto fra il ladro-brigante e il pastore: il primo non entra dalla porta del recinto ma scavalca di soppiatto e si introduce per rubare, uccidere e distruggere, mentre il pastore entra per la porta, chiama per nome le sue pecore e le conduce fuori. Le pecore riconoscono il pastore e seguono la sua voce, non quella di un estraneo.

Fa pensare questo Gesù che prima “entra” nell’ovile: non chiama da fuori, non ha paura di entrare a contatto con le ferite dell’uomo…

Poi, dice il Vangelo, “spinge fuori” le sue pecore: non è un dio dei recinti chiusi ma uno che apre spazi più grandi per la scoperta di orizzonti nuovi nella fede, nel pensiero, nella vita.

Inoltre “cammina davanti a loro”: è una vera guida, un apripista, non un pastore che grida alle spalle agitando il bastone, ma precede indicando in modo sicuro il cammino.

Quando Gesù si accorge che i suoi ascoltatori non hanno capito la similitudine, passa a dire: “Io sono la porta delle pecore”. Nel Vangelo secondo Giovanni quando Gesù afferma “Io sono ..…” sta comunicando una verità importante (“Io sono la luce del mondo ….. Io sono il pane della vita ….. Io sono la risurrezione e la vita ….. Io sono la via, la verità e la vita …..). Dicendo “Io sono la porta” afferma di non essere un muro o un vecchio recinto che costringe a occupare uno spazio limitato; Gesù è porta aperta, è passaggio, è transito attraverso cui va e viene la vita di Dio. La porta aperta invita a varcare la soglia e chi è discepolo passa attraverso questa porta, che è lui stesso.

Questo nostro pastore che entra, apre, cammina davanti a noi, suo gregge, si fa perfino “porta” invitandoci ad attraversarlo per passare dal limite del nostro vivere all’immensità del suo amore, così dilagante da sembrare esagerato!

Buona Domenica. Don Stefano

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