La Parola di Dio

La missione dei settantadue discepoli

Cristo Morto e Risorto
Chiesa di S.Martino , Pietrasanta : interno. Sacrestia , “Cristo morto e risorto” opera di Stefano Pierotti

Continuando la lettura del Vangelo secondo Luca, dopo il racconto dell’invio in missione dei dodici apostoli, viene riportato l’invio in missione dei settantadue discepoli (10,1-12.17-20). La sua intenzione è quella di dirci che la missione non è affidata unicamente allo stretto gruppo degli apostoli, ma rientra nella vocazione cristiana, quella comune a tutti i discepoli.

La prima espressione che usa, è un verbo imperativo: “Andate!”: siamo inviati. Il cristiano non è l’uomo dalla vita sedentaria ma attiva, non parla del vangelo se stimolato a farlo ma prende l’iniziativa per suscitarne l’interesse. E non ha tempo da perdere perché vede l’urgenza di operare.

Questa non è un’impresa da affrontare a modo nostro, Gesù stesso ci offre le condizioni da rispettare: riporre la nostra fiducia in lui e non nel bagaglio che ci portiamo dietro, non nei mezzi di cui ci siamo forniti. Infatti ad agire non siamo noi ma lui e la sua parola, che ci ha affidato.

Siamo consapevoli della situazione di sproporzione (“Vi mando come pecore in mezzo a lupi!”), sappiamo bene che lo scontro con il mondo non è ad armi pari. Bisogna fortemente credere nella parola che annunciamo.

Sembra paradossale: quanto più lasciamo perdere quelle cose che sembrerebbero irrinunciabili, quanto più ci spogliamo della logica del mondo per essere più poveri, più liberi, più leggeri tanto più saremo guidati dallo Spirito di Dio che accompagna sempre e non abbandona mai, qualunque cosa accada.

Ricordiamo bene che è proprio la mancanza di fede (di quella fede che pensiamo di avere ma in realtà non incide nel vissuto), è proprio la mancanza di questa fede, che impedisce troppe volte alla parola di Gesù di manifestare la forza che essa nasconde.

Buona Domenica. Don Stefano.

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