La Parola di Dio

Questi è il Figlio mio, l’amato

Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!

Seconda Domenica di Quaresima: ci viene narrato l’episodio conosciuto come “la trasfigurazione del Signore” (Mt 17,1-9). Nel cammino verso Gerusalemme, Gesù vuole preparare i suoi apostoli al momento tremendo  della Croce: è la via della Pasqua.

Giunti ai piedi del monte Tabor, l’altura della Galilea, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, i primi che ha chiamato a diventare pescatori di uomini. Salgono sul monte e davanti a loro, che non riuscivano a digerire l’annuncio della Croce, Gesù anticipa la meta finale della sua esistenza: “Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.

La luce è così eccessiva che non si limita al corpo, ma dilaga verso l’esterno, cattura la materia degli abiti e la trasfigura. “Che bello!” esclama Pietro. Questi tre discepoli sono invitati a vedere in anticipo la gloria di Gesù. Ma perché proprio loro tre? Erano migliori degli altri? Assolutamente no! Proprio questi tre nell’orto degli ulivi non saranno capaci di vegliare con Gesù ma  durante la sofferenza del Maestro si addormenteranno. Pietro poi, per paura, lo rinnegherà. Giacomo e Giovanni ambiranno ai primi posti nel Regno di Dio ….. Gesù attraverso questa visione meravigliosa vuol far capire ai suoi che, se anche dovranno passare attraverso la Croce, la mèta è oltre, è la gloria della risurrezione e della vita eterna.

Apparvero vicino a Gesù due grandi personaggi dell’antica storia d’Israele: Mosè ed Elia. Mosè guidò il popolo di Dio nel passaggio dall’Egitto alla terra promessa; anche lui provò ripetutamente l’amarezza della contestazione e dell’abbandono, e i suoi occhi contemplarono la terra promessa nonostante la morte lo fermasse prima di entrarvi. Elia, profeta fra i più tenaci, insofferente a ogni forma di idolatria e di corruzione; anche lui conobbe la via del deserto e della solitudine, ma anche la gioia della presenza del Signore e il conforto della sua parola. Questi uomini hanno camminato fra le difficoltà della vita come segni viventi di Dio presso il popolo: Mosè con la legge ed Elia con la missione profetica.

Ora però la legge e i profeti lasciano il posto a qualcosa di più grande! Arriva la voce del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!“.

Alzando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo”. Mosè ed Elia lasciano il posto alla nuova legge e alla pienezza della Parola: a lui, Gesù, il Figlio del Padre.

Scesi dal monte, riprendono il cammino. Non hanno più quella luce abbagliante negli occhi ma la conserveranno nel cuore.

Anche noi siamo come Pietro, mendicanti di luce e desiderosi di vedere splendere il mondo di luce. Ma di quale luce? La luce piena arriva dopo il momento della Croce, come per Gesù così anche per i discepoli. Ma noi abbiamo già avuto un assaggio della luce piena; anche se non siamo stati sul Monte Tabor e non abbiamo visto con i nostri occhi il volto di Gesù brillare come il sole, a noi è stata consegnata la Parola di salvezza, è stata donata la fede e abbiamo sperimentato, in forme diverse, la gioia dell’incontro con Gesù.

Allora, abbiamo dentro non un cuore di tenebra ma un seme di luce.

La via cristiana altro non è che la fatica gioiosa di liberare tutta la luce e la bellezza seminate in noi.

Buona Domenica. Don Stefano

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