La Parola di Dio

Il ricco mangione e il povero Lazzaro

Logo Duomo di PietrasantaLa parabola che oggi ci è narrata dal Vangelo viene solo dalla penna di Luca: il ricco mangione e il povero Lazzaro (16,19-31).

Si apre con due quadri fortemente contrastanti: il ricco ha come sua principale occupazione quella di godere, infatti nuota nell’abbondanza e nei piaceri; il povero Lazzaro invece muore di fame, è debole e ammalato. Questa descrizione però non vuole mostrare il contrasto fra il povero e il ricco, piuttosto il fatto che il povero e il ricco sono vicini, ma il ricco non si accorge del povero. Il vero scandalo da parte del ricco consiste nella chiusura in se stesso, chiusura così grande da impedire perfino di guardare più in là del suo naso.

Era detto ai farisei, i quali si ritenevano perfetti perché osservanti delle leggi ma non guardavano minimamente cosa succedeva attorno a loro: bastavano a se stessi!

Il cuore della parabola non è la vendetta di Dio che ribalta la situazione tra il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare, in una sorta di pena del contrappasso. Sì, è vero, le realtà poi si ribaltano e in questa nuova dimensione si evidenzia l’abisso fra le due condizioni, un burrone incolmabile. L’uomo ricco non è condannato perché ricco ma perché indifferente: durante la sua vita terrena ha scavato pian piano quell’abisso che ora si ritrova invalicabile.

Ma almeno i suoi fratelli potrebbero essere avvertiti! Ma se qualcuno risorgesse dai morti per andare ad avvertirli del pericolo ….!  Qualcuno è già risuscitato dai morti ed ha già avvertito: tocca a noi a non rimanere indifferenti ma a guardare bene chi vive alla nostra porta per non chiudere a nessuno il nostro cuore.

Un viaggio fra gli scavi dell’antica Pompei fa notare la ricchezza e lo sfarzo di quella città: ville con piscina, terme con acqua calda ed acqua tiepida, sale affrescate e pavimenti in mosaico … quanta ricchezza nel primo secolo avanti Cristo! Ma oggi è una città morta nonostante la fama dei suoi abitanti, che rimangono senza nome, come il ricco mangione della parabola!

Buona Domenica. Don Stefano.

 

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