La Parola di Dio

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro

Giovanni s’interroga manda dei messaggeri da Gesù a domandargli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

In questa terza Domenica di Avvento è ancora presente Giovanni Battista ma non è più all’opera, è in carcere perché Erode lo ha fatto imprigionare per impedirgli di parlare (Mt 1,2-11).

Giovanni s’interroga manda dei messaggeri da Gesù a domandargli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. La solitudine a cui il profeta è costretto in prigione è abitata dalla ricerca: sentendo parlare delle opere di Gesù, egli pensa, cerca di  scoprire qualcosa di più, desidera capire bene. E colui che fino a quel momento predicava agli altri la conversione ora è alla ricerca di risposte ai suoi interrogativi: anche il dubbio è segno del cammino di fede! Forse che la nostra fede non vacilla alla prima esperienza del silenzio di Dio? Oppure la nostra fedeltà non va in crisi quando il Signore sembra non essere a nostra disposizione? Il tempo dell’Avvento ci chiama a fare un po’ piazza pulita di tutte le false immagini di Dio che abitano la nostra fede, così come ha fatto Giovanni.

Gesù dice ai messaggeri: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Gesù racconta sei storie che hanno comunicato vita, così come era accaduto nei sei giorni della creazione, quando la vita fioriva in tutte le sue forme: sei storie di nuova creazione. Gesù parte da dove la vita è più minacciata e non guarisce gente per rinforzare le file dei discepoli ma perché siano uomini liberi e non debbano più piangere.

Nella seconda parte di questo breve brano di Vangelo Gesù esprime il proprio giudizio sul Battista. Lo fa rivolgendosi alle folle: Giovanni è stato grande non perché ha urlato nel deserto, non perché ha riscosso successo portando discepoli dietro di sé ma soltanto perché ha accettato il compito che Dio gli ha affidato: rendere testimonianza a Gesù.

Ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”: cosa vuol dire? Vuol dire che nel regno di Dio non esistono i metri umani per misurare, né categorie di precedenza, il regno di Dio non ruba spazio all’uomo, ma lo allarga.

L’Avvento non è solo il tempo di pensare ai regali, ma è uno spazio che la grazia ci offre per far brillare la vita, per contemplare lo “scandalo” dell’Eterno che per farsi presente nella storia ha scelto la fragile carne dell’uomo, dell’Atteso che si manifesta in un modo totalmente inatteso.

Buona Domenica. Don Stefano

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